di Luca Palladino

«Mi spogliai e andai in giro nudo come tanti altri. Non mi vergognavo del mio corpo. Tutti facevano schifo.»

Mi chiamo Pagina 56, e passo le giornate chiusa in un libro che s’intitola Drive-in, scritto da un certo Joe Richard Harold Lansdale. Si potrebbe pensare che chiusa qui dentro io mi annoi, e potrebbe anche esser vero se solo riuscissi a immaginare cosa mi sto perdendo là fuori. E poi a me piace stare per conto mio. Purtroppo però è successo che per uno strano scherzo della sorte sono indissolubilmente legata, o meglio appiccicata, a Pagina 57. E non si pensi che questo fatto mi faccia piacere. Sì, certo: a volte abbiamo anche rapporti sessuali, ma per una questione fisiologica; qualche volta per noia, mai per amore. A voler essere sinceri, però, il più delle volte mi giro dall’altra parte, o almeno immagino di farlo, vorrei uno spazio tutto mio, ecco cosa vorrei.
Pagina 57 è poi logorroica, cioè ha il vizio di parlare anche quando è palese che nessuno, cioè io, l’ascolti. Ma la cosa che più mi sorprende, è che riesce a sapere cose che succedono in altre pagine, ma anche fuori. È lei che mi ha detto che siamo state scritte da Joe e qualcosa, se no come facevo a saperlo… Io per questo fatto che sa tutto di tutti, l’ho soprannominata Banditrice. Una volta mi ha persino riferito che nel libro di cui facciamo parte c’è un tizio che si è autoproclamato Re del Popcorn, uno di quei Re abituati a vomitare il proprio contenuto gastrico, nella fattispecie popcorn, sui sudditi, prima di annunciare più o meno così: «Prendetene e mangiatene tutti: questo è il mio corpo!». Per non parlare poi di quella volta che mi ha raccontato che laggiù, cioè in alcune pagine successive alle nostre, ci sono onde elettromagnetiche che saltano come rane, e anche una strana fata, una donnina che quando non usa la bacchetta magica per grattarsi il culo esaudisce i sogni altrui; per esempio una volta ha esaudito il sogno di un povero cristo con la passione sfrenata per la tivù, lo sventurato adesso si fa chiamare Popalong Cassidy e ha uno schermo a sedici pollici al posto della faccia, e per questo fatto si dà così tante arie che non sembra neanche vero. Sono conciata così, insomma, ad ascoltare cose che non stanno né in cielo né in terra, anche se suggestive, per carità.
Ma lo vuoi capire che non siamo più delle bambine?!?
Io comunque non voglio passare per una guastafeste, come un adulto di fronte all’infanzia; e neanche per una che si sfoga all’improvviso. Io so solo quello che porto scritto dentro me, e non voglio sapere altro. Io so solo badare a me stessa, e voglio parlare solo di me. D’altronde sono stata scritta in prima persona, ecco cosa sto cercando di dire.

Banditrice l’altro giorno mi ha allarmata, mi ha detto che i libri non letti vanno a finire al macero, cioè in una grande vasca insieme ad altre pagine, tipo in una fossa comune. Questa cosa mi ha fatto venire i brividi in ogni parte di me, quasiché «il mio passato stesse svanendo come una boccata di fiato freddo su uno specchio». Non voglio finire nel dimenticatoio, il solo pensiero mi rende triste, se avessi un volto sarebbe scuro, se fossi un pianeta mi sentirei avvinghiata da una cometa il cui unico maledetto interesse è farla finita con la luce, con il tempo, con il sole, e la luna, e le stelle e la carta e l’inchiostro, e con tutte le cose di cui si ha bisogno per vivere con dignità. Se fossi Banditrice non sarei triste, perché lei dice che non c’è bisogno di essere tristi né d’aver paura, che queste cose raramente accadono, che tutto sommato finire al macero non è il nostro destino, e che qui, custodite come siamo in una libreria privata insieme a tanti altri libri, siamo al sicuro. Non ci può succedere niente qui, rivolte come siamo contro un muro. Io però non mi fido dell’ottimismo di Banditrice, perciò gradirei essere tirata fuori da qui, cioè dallo scaffale, per star più tranquilla. Vorrei essere usata-aperta-sfogliata-sgualcita, vorrei essere rivoltata come un calzino, e persino letta.
Che meravigliosa idea che è, essere letta!