di Luca Palladino
‹‹ Ma nel castello delli antichi Signori, dopo il veleno antico, il ferro, e i libri del male, erano dolci, nobili donne: ed era la bimba che tanto aveva sognato, e così amaramente pianto: e l’immagine benedicente di Lei, che a ognuno sovviene: e nell’ora di male e di guerra e nell’ora che ha morte, stanco, il nostro pensiero mortale.››
Butto gli occhi per le vie infinite dell’internet cercando uno spunto per scrivere qualcosa di sensato riguardo La Madonna dei filosofi di Carlo Emilio Gadda. D’un tratto, come per magia, incontro la scheda del racconto che vorrei recensire nel sito dedicato allo scrittore milanese. La scheda fa così: “Maria Ripamonti, ultima discendente di una famiglia nobile decaduta, promessa a un giovane partito volontario per la Prima Guerra Mondiale e poi disperso, non intende ascoltare i genitori che vorrebbero sposi l’avvocato Pertusella. L’ingegnere Cesare Baronfo, titolare di un azienda di rappresentanze ereditata dal padre, vittima di un’inguaribile nevrosi causata soprattutto dalla passata relazione con Emma Renzi che gli ha dato un figlio, decide di vendere l’azienda per dedicarsi alla filosofia. Maria Ripamonti e l’ingegnere Baronfo si incontrano e si frequentano. Ma, di ritorno da una gita in macchina, subiscono un agguato di Emma Renzi che ferisce gravemente l’ingegnere sparandogli con una rivoltella.”
Non incontravo una scheda dai tempi grigi della scuola. Questo incontro fortuito ha procurato in me una certa invidia: una scheda io non la sono mai riuscito a fare, la chiarezza è una qualità che, ahimè, non mi appartiene.
Tuttavia, mi sono chiesto se sia importante nel Gadda la trama, la scheda, il punto di partenza e il punto di arrivo, e le indicazioni: a dritta e a manca, di sù e di giù. In effetti, quand’anche ci si muove, la trama nel Gadda, e in particolare ne La Madonna dei filosofi, non mi sembra affatto la caratteristica principale. Forse è proprio per la mancanza di indicazioni che l’altra sera un tipo mi ha detto senza remore che Gadda è illeggibile. In questi tempi nostri in cui si usa il google maps persino per andare al cesso, non stupisce lo sfogo scomposto cui, mio malgrado, sono stato testimone.
A onor del vero, entrare in una frase del Gadda è come passeggiare in una strada a forte pendenza, in cima ci si arriva col fiato grosso, come al Castelletto: la bicocca dei Ripamonti. Ma è anche e soprattutto vero che entrare in una frase del Gadda e perdersi in essa è dire sì alla letteratura. Leggere il Gaddus è come entrare in un gomitolo dove non è necessario una bussola per orientarsi, è necessario esserci. Nel gomitolo gaddiano pullula la vita. Penso che uscire indenni da una frase del grande scrittore Carlo Emilio Gadda sia il massimo per un lettore. Una volta fuori dal garbuglio gaddiano, si ha come una netta percezione di benessere, un certo friccico nel cuore.
Ritornando per un momento alla scheda, le vite a pezzi di Maria Ripamonti e dell‘ingegnere Baronfo si incontrano quando ormai tutto pareva perduto (galeotta fu l’inserzione), tutto sembra andare per il verso giusto fino all’arrivo dell’ostacolo, della realtà, della rivoltella, che qui il Gadda chiama Emma Renzi: d’altronde un Renzi compare sempre a guastare le feste. Il racconto gaddiano termina con l’aspro commento di mademoiselle Delanay, un’amica “non eccessivamente francese” della famiglia Ripamonti. Qui il Gadda è come se lasciasse alla Delanay l’inchiostro, la penna e il calamaio e si facesse da parte. Cossicché mademoiselle Delanay ci dà la sua versione della disgraziata vicenda, si bourgeois; ebbene la mademoiselle si lascia andare a una sorta di sfogo di classe: elle avait du linge, la petite!, esclama mademoiselle Delanay. Un finale che è un ennesimo guizzo gaddiano.
Sì, a mio avviso il Gadda dovrebbero farlo santo come Agostino d’Ippona o come il natale, in ragione della sua sconfinata, anzi infinita generosità. Il Gadda ha il potere di unire il cielo della Italia: non è questo forse un miracolo?
Con il Gadda siamo tutti e soltanto italofoni: la mia matria è il pomidoro, è la pasta e fagioli; la mia matria è Carlo Emilio Gadda.