di Robespierre Capponi

“… devant cette nuit chargée de signes et d’étoiles, je m’ouvrais pour la première fois à la tendre indifférence du monde.”

Ne Lo straniero, suo primo romanzo, Albert Camus racconta come la contingenza, l’hasard, la sorte abbia deviato il corso della vita di un uomo dedito ai bisogni fisici, incline ad ammazzare il tempo. Il caso buontempone di aver in tasca una pistola sotto un solleone.
Camus, attraverso la tecnica narrativa dell’io narrante, trascina il lettore dentro le consuetudini di Monsieur Meursault, il protagonista di questa storia; lo trascina dentro il suo “je”: j’ai pensé, j’ai senti, j’ai dit, j’ai fait, j’ai répondu, j’ai compris, j’ai remarqué, j’ai réfléchi, j’ai dîné.
Il leggitore è tirato dentro frasi telegrafiche quasiché ci fosse un’urgenza imminente, l’urgenza di affrontare la frase appresso, l’urgenza di vivere il presente, di appagare i propri bisogni fisici, di pisciare, di mangiare, di fottere, come se le necessità corporali fossero l’unica cosa che ci conta a questo mondo.
Leggendo si avverte come un’apprensione che pare di essere in un film di John Ford, dove gli indiani cattivi (sic!) sono pronti a comparire all’orizzonte da un momento all’altro. Anzi, l’occhio nudo può già vedere la polvere che alzano i cavalli al galoppo nella prateria e il cervello può già immaginare lo scalpo che l’indiano si prenderà.

Per via di tutta questa urgenza, il signor Meursault è tacciato dalla società in cui vive come un essere immorale e insensibile. Immorale e insensibile perché ha rinchiuso la madre in una casa di riposo, perché non piange al suo funerale; perché non ama la sua donna, perché non crede in dio, perché non gioca a fare l’adulto. D’altra parte, per sua stessa ammissione, la sua natura non gli consente di aver sentimenti, ché ci sono i bisogni fisici prima di tutto. Monsieur Meursault deve pisciare. Per la società questo è un’aggravante; è una colpa imperdonabile, perciò condannabile all’esecuzione capitale: la testa tagliata in una piazza pubblica in nome del popolo francese.

In questa lotta contro il tempo, maman est morte, ma tanto poi la morte non è che il fine della vita, ossia prepararsi a tutto rivivere.